La povertà educativa è una delle forme più gravi e meno visibili di disuguaglianza, e colpisce in modo drammatico soprattutto il Sud Italia. Le statistiche parlano chiaro: alti tassi di abbandono scolastico, pochi laureati, scarsi livelli di competenze in italiano e matematica, in particolare tra gli studenti provenienti da contesti familiari fragili. In molte zone, la scuola non riesce a rompere il ciclo della povertà, ma finisce per rifletterlo. Le cause sono profonde: svantaggio socioeconomico, mancanza di stimoli culturali, aspettative basse, assenza di supporto familiare. Ma non è un destino. Servono politiche sistemiche che trasformino la scuola in un presidio attivo di equità. Prolungare il tempo scuola con attività laboratoriali e inclusive, rafforzare l’orientamento, coinvolgere le famiglie, garantire tutoraggio personalizzato per gli studenti a rischio. Investire su docenti formati per lavorare nella complessità, valorizzare i talenti nascosti, promuovere reti territoriali tra scuola, servizi sociali e terzo settore. Contrastare la povertà educativa significa investire nel futuro stesso del Paese, restituendo a ogni bambina e bambino, a prescindere dal luogo in cui nasce, il diritto reale a imparare, crescere e scegliere.
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