Le morti e gli infortuni sul lavoro rappresentano una piaga intollerabile per un Paese moderno, e in Italia – Campania inclusa – continuano a colpire soprattutto nei settori delle costruzioni, dell’agricoltura e della logistica. Non si tratta solo di una tragica contingenza, ma di un sintomo strutturale: scarsa cultura della sicurezza, controlli insufficienti, subappalti selvaggi, ritmi di lavoro insostenibili, precarietà. Non basta formare e sensibilizzare lavoratori e imprenditori: serve un cambio di paradigma a livello istituzionale e sistemico. Le proposte operative devono partire dal rafforzamento degli organi ispettivi, con più personale e poteri effettivi di intervento. Occorre legare l’accesso ai fondi pubblici alla reale adozione di protocolli di sicurezza e premiare le imprese virtuose. È urgente creare una banca dati nazionale dei cantieri e delle aziende ad alto rischio, accessibile in tempo reale agli enti preposti. Va rivista la filiera degli appalti: chi assume manodopera deve rispondere direttamente della sua sicurezza. Serve poi investire in tecnologie intelligenti per il monitoraggio in tempo reale delle condizioni di lavoro, e potenziare le azioni di educazione alla sicurezza fin dai percorsi scolastici e professionali. La sicurezza non è un costo, ma un diritto e un dovere civile: violarlo significa negare la dignità della persona.
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